Ennesimo episodio inaccettabile che riguarda gli insulti razzisti nel calcio. Stavolta la vittima è Moise Kean della Fiorentina, colpevoli gli ultras dell’Inter.
Moise Kean ha subito degli insulti razzisti nel corso e dopo Inter-Fiorentina, match di campionato giocato lunedì 10 febbraio. E non è la prima volta che capita, sia a lui che nel calcio italiano. Avvenne la stessa cosa nella scorsa stagione a Juan Jesus del Napoli, preso di mira proprio da alcuni tifosi interisti. Tra l’altro suoi ex sostenitori, avendo il difensore brasiliano militato pure con i nerazzurri in passato. Juan Jesus ha espresso il proprio supporto a Kean contro gli insulti razzisti ricevuti attraverso un messaggio su Instagram, evidenziando l’importanza di stare uniti contro il razzismo.

Purtroppo sono tanti i casi di insulti razzisti nel mondo del calcio, e fanno il paio anche con quelli che avvengono in altri contesti sociali. Il mondo del calcio ha affrontato innumerevoli sfide legate al razzismo, un problema che continua a persistere nonostante gli sforzi per promuovere l’uguaglianza e il rispetto. L’episodio recente che ha coinvolto Moise Kean ha riportato l’attenzione su una piaga ancora presente nel mondo dello sport. Dopo la sconfitta della sua squadra contro l’Inter, Kean ha subito insulti razzisti sia mentre era in campo che sui social media. Per quello che è stato un evento che ha suscitato indignazione e solidarietà in tutto il panorama calcistico.
Kean e gli insulti razzisti, “Ancora questo nel 2025”
Questo è quanto scritto dal calciatore della Fiorentina sui suoi account social. Dopo il match di San Siro, il calciatore è stato bersagliato da messaggi offensivi che utilizzavano termini e immagini gravemente offensivi, accompagnati da emoji di banane. Di fronte a questo attacco, Kean ha deciso di rendere pubblici i messaggi ricevuti, esprimendo il suo disappunto e la sua tristezza in un post sui social. Nel suo messaggio, ha sottolineato quanto sia inaccettabile che, nel 2025, episodi di questo tipo possano ancora verificarsi.

È inconcepibile che succedano queste cose, adesso come ovunque nel corso del tempo. Mai e poi mai dovrebbero accadere. La reazione della Fiorentina è stata immediata e forte. La società toscana ha pubblicato una dichiarazione ufficiale in cui esprimeva il proprio sostegno a Kean, condannando fermamente gli attacchi razzisti e promettendo di segnalare gli autori di tali insulti alle autorità competenti. La condanna della Fiorentina è stata accompagnata da un’ampia ondata di solidarietà da parte di altre figure nel mondo del calcio.
Questo episodio sottolinea un problema che non riguarda solo il singolo individuo, ma che colpisce l’intera comunità calcistica. I tifosi, le altre squadre e le istituzioni hanno un ruolo cruciale nella lotta contro il razzismo. In questo contesto, la Juventus ha voluto unirsi al coro di condanna, pubblicando un messaggio chiaro: “Never again. Juventus against racism”. Questo tipo di solidarietà è fondamentale per creare un ambiente più inclusivo e rispettoso nel calcio. Queste manifestazioni di sostegno non devono limitarsi alle sole parole. La vera sfida è quella di tradurre la condanna in azioni concrete.
È ora che il mondo del calcio faccia qualcosa
Le società calcistiche, così come le autorità sportive, devono impegnarsi attivamente per combattere il razzismo, implementando misure efficaci che disincentivino comportamenti discriminatori. Ed è essenziale educare le nuove generazioni di tifosi e calciatori sull’importanza del rispetto e della diversità. Le scuole calcio e i programmi giovanili devono includere corsi su questi temi, affinché i giovani atleti comprendano il valore dell’inclusione e della tolleranza.

C’è una norma divenuta ufficiale da qualche anno per la quale, in caso di cori razzisti che avvengono negli stadi, l’arbitro è tenuto ad interrompere il gioco. Questa cosa però è stata messa in pratica solamente una o due volte. E poi è assurdo che questi cosiddetti “tifosi” insultino un avversario per via del colore della loro pelle o per la sua provenienza. Quando sempre, sistematicamente, nella squadra per la quale parteggiano si trovano giocatori a loro volta con quel colore della pelle o di quella provenienza.